ID | Name & Location | State Party | Coordinates | Property | Buffer Zone |
---|---|---|---|---|---|
826-001 | Cinque Terre and Portovenere | Italy | N44 6 25.00 E9 43 45.00 |
4,511.54 ha | — |
826-002 | Isola Palmaria | Italy | N44 2 35.00 E9 50 33.00 |
159.71 ha | — |
826-003 | Isola del Tino | Italy | N44 1 39.70 E9 51 6.00 |
13.31 ha | — |
826-004 | Isola del Tinetto | Italy | N44 1 29.90 E9 51 8.10 |
4.69 ha |
Descrizione:
La costa ligure tra le Cinque Terre e Portovenere è un paesaggio culturale di grande valore paesaggistico e culturale. La disposizione e la disposizione dei piccoli centri e la conformazione del paesaggio circostante, superando gli svantaggi di un terreno scosceso e irregolare, incapsulano la storia continua dell’insediamento umano in questa regione nel corso dell’ultimo millennio.
Estendendosi per 15 km lungo la costa ligure orientale tra Levanto e La Spezia, il paesaggio costiero frastagliato e scosceso si è sviluppato nel corso dei secoli con terrazze murate in pietra per la coltivazione della vite e dell’olivo. La zona era quasi inaccessibile, tranne che via mare, fino alla costruzione della ferrovia Genova-La Spezia negli anni ’70 dell’Ottocento.
La proprietà, che si estende da Punta Mesco ad ovest e fino a Punta Persico ad est, comprende il territorio di Porto Venere, le tre isole del suo arcipelago (Palmaria, Tino e Tinetto), e le Cinque Terre, nome collettivo di i cinque borghi di Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore.
Alcuni dei terrazzamenti di coltivazione si estendono fino a 2 km di lunghezza. Terrazze che si estendono lungo i ripidi pendii da pochi metri sul livello del mare fino a 400 m s.l.m., la quota massima adatta alla coltivazione. Erano per lo più costruiti nel XII secolo, quando le incursioni saracene dal mare erano terminate. I muri a secco sono spesso costruiti con cura con blocchi grezzi di arenaria, legati insieme a ciottoli rimossi dal terreno.
Il mantenimento dei terrazzamenti e la coltivazione della vite e dell’olivo sui terrazzamenti riflettono un approccio comunitario all’agricoltura e la collaborazione e cooperazione delle comunità senza le quali tale coltivazione non sarebbe stata possibile.
La gariga naturale e la vegetazione della macchia mediterranea sopravvivono intatte nelle parti più alte del ripido crinale. La natura del terreno e della vegetazione fornisce cibo e riparo a una vasta gamma di specie animali e di insetti.
Le comunità locali si sono adattate a questo ambiente apparentemente aspro e inospitale vivendo in compatti insediamenti sulla costa o in piccoli borghi di collina (es.Volastra, Groppo, Drignana, San Bernardino o Campiglia), eretti direttamente sulla roccia con strade tortuose . L’uso generale della pietra naturale per le coperture conferisce a questi insediamenti un aspetto caratteristico. Sono generalmente raggruppati attorno a edifici religiosi o castelli medievali. I terrazzamenti sono inoltre punteggiati da innumerevoli minuscole capanne in pietra isolate o raggruppate (es. A Fossola, Tramonti, Monestiroli o Schiara) utilizzate come ricovero temporaneo durante la vendemmia.
I cinque principali borghi delle Cinque Terre risalgono al tardo Medioevo. Partendo da nord-ovest, il primo è il centro fortificato di Monterosso al Mare, cioè un comune costiero cresciuto lungo due brevi valli e affacciato su una delle poche spiagge esistenti nella zona. Vernazza si è sviluppata lungo il torrente Vernazzola alle pendici dello sperone roccioso che protegge il paese dal mare. Corniglia è l’unico borgo che non è stato costruito sulla costa stessa ma su un alto promontorio proteso verso il mare. Manarola è un piccolo borgo in cui le case sono disposte in parte su uno sperone roccioso che scende verso il mare e in parte lungo il torrente Grappa. Il paese più orientale – meridionale è Riomaggiore; le sue case fiancheggiano la stretta valle del torrente Rio Maggiore, oggi coperto per essere utilizzato come via principale.
Portovenere era un importante centro commerciale e culturale risalente al periodo romano, di cui sopravvivono resti archeologici nelle sue vicinanze. Di forma compatta, le case allineate lungo il litorale culminano nel Castello Doria, che domina l’abitato ed è un palinsesto storico, con molte tracce del suo predecessore medievale.
Al largo di Portovenere, le tre isole Palmaria, Tino e Tinetto, degne di nota non solo per la loro bellezza naturale ma anche per i tanti resti di primi insediamenti monastici che contengono.
Il paesaggio costiero aspro e visivamente drammatico, con i suoi insediamenti alti e compatti e le terrazze visivamente spettacolari che sono state modellate per quasi un millennio, è una testimonianza eccezionale del modo in cui le comunità tradizionali interagivano e ancora interagiscono con il loro ambiente difficile e isolato per produrre mezzi di sussistenza sostenibile.
Criterio (ii): La Riviera Ligure di Levante tra le Cinque Terre e Portovenere è un sito culturale di eccezionale valore che illustra uno stile di vita tradizionale che esiste da mille anni e che continua a svolgere un importante ruolo socio-economico nella vita del Comunità.
Criterio (iv): La regione costiera ligure dalle Cinque Terre a Portovenere è un eccezionale esempio di paesaggio in cui la disposizione e la disposizione dei piccoli centri, storicamente stratificati, rispetto al mare, e la conformazione dei terrazzamenti circostanti che hanno superato gli svantaggi di un terreno scosceso e irregolare, racchiude la storia continua dell’insediamento umano in questa regione nel corso dell’ultimo millennio.
Criterio (v): Portovenere, Cinque Terre e le Isole (Palmaria, Tino e Tinetto) sono un notevole paesaggio culturale creato dallo sforzo umano nel corso di un millennio in un ambiente naturale aspro e drammatico. Rappresenta l’armoniosa interazione tra le persone e la natura per produrre un paesaggio di eccezionale qualità scenica.
(Fonte: whc.unesco.org)
Link whc.unesco.org: http://whc.unesco.org/en/list/712/
Inserimento scheda: Ignazio Caloggero
Foto: Di Tango7174 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6973603
Contributi informativi: Ignazio Caloggero, whc.unesco.org